Cos’è il metodo Kaizen e cosa significa

kaizen

Chi ha un’azienda deve conoscere ogni aspetto della lean organization perché in questo modo può ambire al Kaizen (改善). Vale a dire? Di cosa stiamo parlando esattamente?

In lingua giapponese se questo concetto sta a indicare la perfezione. E l’obiettivo di ogni attività indirizzata al miglioramento interno è proprio quest’ultimo aspetto: si cerca di migliorare un po’ alla volta fino a raggiungere uno stato di grazia che coincide con la perfezione.

Si tratta di un obiettivo idealtipico, non si può mai arrivare a una condizione di assoluta non necessità di ulteriori miglioramenti. In qualsiasi impresa c’è sempre un dettaglio che può essere migliorato, un aspetto che sfugge, qualcosa che non va come dovrebbe.

Ma non è questo il punto. Noi dobbiamo applicare la lean organization, l’organizzazione snella dell’azienda, per ottimizzare e provare a ottenere il meglio con risorse limitate. Ed è qui che si propone l’applicazione del metodo Kaizen. Vuoi approfondire questo tema?

Cos’è il Kaizen, una definizione

Prima di affrontare il metodo organizzativo aziendale che si basa su questo principio cerchiamo una spiegazione strutturata. Il Kaizen, come già indicato, vuol dire perfezione.

In realtà si forma da due termini giapponesi: KAI, cambiamento, e ZEN che può essere tradotto come buono. Quindi il Kaizen – che noi riassumiamo con la parola perfezione – in realtà indica un concetto un po’ diverso: evoluzione progressiva verso il miglioramento.

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Quindi in cosa consiste il metodo Kaizen?

Si tratta dell’organizzazione lavorativa basata sull’eliminazione degli errori attraverso delle procedure che contemplano una continua rivisitazione delle attività. In questo modo, dati alla mano, si individuano i punti deboli e i colli di bottiglia. Quindi si risolvono e infine si riprende il lavoro in modo da misurare la bontà delle modifiche effettuate. Il miglioramento?

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Avviene attraverso miglioramenti minimi e continui, facilitati da un approccio votato al team working e al problem solving. L’individualismo è all’antitesi di questo pensiero lean che prende a piene mani dal classico ciclo di deming in cui ogni elemento viene messo alla prova, analizzare, migliorare e ricominciare il percorso. Sempre con un approccio data driven.

Come nasce questo concetto

L’idea di lavorare avendo come riferimento il metodo Kaizen, ovvero evoluzione positiva del percorso produttivo, nasce all’interno del programma Training Within Industry (TWI) del 1951 di matrice statunitense che proponeva al Giappone – fino a quel momento caratterizzato da una produzione industriale scadente – di introdurre il J Program (fonte WikiPedia). Questo doveva avvenire con un percorso di miglioramento in 4 passi.

Un ciclo che in lingua giapponese si traduceva con Kaizen eno Yon Dankai. Questa idea ebbe successo, tanto che il suo architetto – William Edwards Deming1 – fu premiato con un’alta onorificenza nipponica2. E negli anni ’80 del Novecento è nato il metodo Kaizen.

Il termine è stato coniato dall’economista Masaaki Imai per dare una definizione della filosofia alla base dei successi dell’industria nipponica. Che ha trovato come faro il Toyota Production System. Ovvero una rappresentazione concreta dei concetti teorici.

I legami del Kaizen con la cultura orientale

Questa metodologia affonda le radici nel contesto in cui si sviluppa. Anche se la matrice è occidentale, se non altro perché gli autori principali sono americani, il luogo e la società hanno influenzato aspetti fondamentali. Come, ad esempio, l’idea di avere un miglioramento continuo e costante ma lento che si allontana corrente occidentale di rivoluzione improvvisa.

Grazie a questa metodologia, infatti, abbiamo un lavoro di rifinitura passo dopo passo per eliminare tutto ciò che impedisce all’azienda di eccellere e mettere il valore al centro del processo. Inoltre, c’è anche un altro aspetto da considerare: il forte senso di appartenenza che lega i dipendenti all’azienda. Un elemento fondamentale tanto da diventare un pilastro.

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I principi del metodo Kaizen

Per capire quali sono le basi necessarie per riuscire ad applicare il metodo Kaizen in una realtà aziendale bisogna prendere in considerazione quelli che sono le 5S. Vale a dire i pilastri imprescindibili per creare una buona esperienza di organizzazione del lavoro snella.

  • Seiri – separare: dividi ciò che è utile da quello che non serve.
  • Seiton – riordinare: ogni cosa deve essere messa in ordine.
  • Seiso – pulire: l’efficienza passa dalla pulizia della postazione.
  • Seiketsu – sistematizzare: tutto deve seguire uno standard.
  • Shitsuke – sostenere: ogni elemento del gruppo è coinvolto.

Come puoi ben capire, anche in questo caso è fondamentale fare in modo che l’intero team sia allineato con l’obiettivo. Bisogna lavorare insieme e non ragionando in base a compartimenti stagni. Per ottenere buoni risultati c’è bisogno di team building, fidelizzazione del personale, formazione. In questo percorso possiamo aiutarti.

Come? Attraverso un lavoro di corporate gift, regali aziendali che possono creare un legame ancora più forte con i dipendenti, con le persone che devono aiutarti a mettere in pratica il percorso per raggiungere la perfezione e allontanare gli sprechi dalla tua realtà.

Ovvero quello che in giapponese conosciamo come Muda. Come si articola il nostro lavoro? Basta inviarci un brief con le tue necessità, gli obiettivi da raggiungere e le caratteristiche di chi deve ricevere il regalo aziendale. Manda un’email per avere una spiegazione chiara.

Noi creiamo un prodotto unico, un’esperienza unica. Accompagnata anche da una lettera scritta dai nostri copy. Questo è un ottimo modo per rendere salda la collaborazione e creare uno spirito di corpo indispensabile per generare il tuo percorso verso la perfezione.

  1. Il famoso autore del metodo PDCA, Plan–Do–Check–Act. ↩︎
  2. Cavaliere di II Classe dell’Ordine del Sacro Tesoro. ↩︎